RUGGINE AMARANTO SULLE COROLLE
[Poesia in Fiore]
Ruggine, hai paura, lo so.
Il miele è sempre più raro.
Rododendro, rosmarino,
eucalipto, corbezzolo e asfodelo tacciono.
Boccioli senz’armi.
Papaveri
capovolti
alienati.
Troppo è stato il vento.
Troppo poco è stato il tempo.
Si fanno scudo petali gracili, a terra,
rossi come nastri,
come fuoco.
Crateri di ruggine amaranto
consumano e profumano
corolle fresche e umide.
Croste di ruggine sulle albe e nelle chiese.
Non basta aprire le ali
e volare un po’ più in là.
Non basta
ondeggiare,
imbavagliare i pensieri
dietro muri di rabbia.
Non basta rotolare in un bosco
tra i tronchi bianchi e grigiastri
di betulle che non muoiono mai.
Non basterà, a lungo,
lo so.
È una guerra
grezza e densa.
È una Pace
che non viene,
che conosce la strada
ma non torna indietro,
neppure a urlare forte
contro le montagne e il perdono di Dio.
È una Pace vestita di roccia
e di edere secolari sui tetti,
di resina e di ghiande sugli alberi,
di cera e di candele sugli altari,
che rimarrà lì, dove è nata,
come una zolla, come una statua,
come una tana, come una ragnatela.
La conosco bene la Pace, io.
Non risalirà
le correnti
come una medusa qualunque
che morirà a riva.
Servono prodi cavalieri
e fioretti,
il castello di carta sta crollando.
Servono conchiglie robuste
a proteggerlo dalle insidie delle mareggiate.
Servono frecce e arco
per mancare il bersaglio.
Serve un ponte dove incontrarsi a metà.
Servono ampolle di acqua fresca
per attraversare i deserti.
Servono porte aperte e chiavi da buttare.
Serve raccontarsi le favole
quando fuori piove,
servono candide bandiere.
Servono cavalli neri da domare insieme,
e cavalli bianchi da cavalcare in eterno.
Gocciole brinate adottano trifogli ignorati.
Ruggine, hai freddo e non passa. Lo so.
Eppure, era il tuo momento,
sussurravano i maestosi pini.
Si sbagliavano. Non lo era.
So anche questo.
So tutto di te, o quasi.
So della tua maschera di melma,
del mercenario ingiusto
e senza volto che ti corre incontro, l’odio.
Come un cercatore d’oro,
se ne va in giro,
in cerca di argilla
a mettere le radici,
in cerca di chi non se lo merita.
Ruggine, l’attimo è sempre di altri.
E mai il tuo.
Di altre colline
di altri coralli.
Di altre farfalle
di altre ore.
Di altre sorgenti
di altri steli e di altri calici.
Di altri e basta.
Il tuo momento di andar via non esiste.
Menti e ti nascondi
sotto e sopra ogni cosa, lo so.
Hai raggiunto i porti, ruggine.
Quante volte hai stretto il timone, Ruggine,
hai issato vele come nuvole gonfie.
Milioni di volte hai schivato i pescecani.
Il Mondo continua a non capire.
La libertà è logora e offesa
dalle guerre
dalle armi e dalle parole.
Il Mondo ignora e disprezza gli errori.
Il Mondo, dalla Storia,
non ha imparato niente.
Ruggine, servono Pace e preghiere.
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